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Ricordi

"Il suo cammino è stato né breve né facile perché egli doveva distaccarsi da una affermazione di sé non ancora del tutto decisa. Vissuto fuori dai fermenti delle grandi città avrebbe potuto chiudersi in quella compiacenza mediocre di se stesso e in quell'eludere il dubbio sostanziale di ogni uomo (non solo dell'artista), che sono le colpe maggiori della provincia, ma egli sfuggì con naturalezza a questo pericolo. La scultura di Guidi fu sempre la 'sua', abbandonando le scorie che non pertinevano alla sua sostanza, come certe eleganze che erano più di scuola che proprie di lui". (Piero Santi, presentazione della mostra alla Galleria "L'Indiano" di Firenze, 1958)

"Che l'opera di Guidi abbia raggiunto un livello di maturità tale da essere posta tra le valide avventure della odierna scultura è cosa ormai indubbia: l'ultima sua apparizione nella precedente sede della stessa galleria che oggi l'accoglie e la sua presenza alla Quadriennale sono i fatti più importanti delle sue recenti conquiste che garantiscono per lui". (Umberto Baldini, Presentazione della mostra alla Galleria "L'Indiano" di Firenze, 1960)

"Caro Guidi, quando tre o quattro anni fa feci la sua conoscenza, qui al Forte, e vidi alcune delle sue sculture capii di trovarmi davanti ad autentiche opere d'arte. [...] C'era intanto di sicuro e positivo, che certa sua capretta, certo maialino, certo coniglio scolpiti nel sasso e che vivevano fra il verde e l'erba del suo giardino, in perfetta armonia con quelle cose naturali e con la luce e col sole di quella mattina estiva; che certe sue figurette e ritratti di terracotta o tagliati anch'essi in questo suo sasso Versiliese, molto più 'sensuoso' del marmo; c'era dunque, che la sua arte respirava spontaneità, salute e amore della viva realtà, com'è sempre dell'arte vera di tutti i tempi". (Ardengo Soffici, lettera a Ugo Guidi, 1962 in Ugo Guidi, mostra retrospettiva, 1982)

"Lo scultore Ugo Guidi vive a Forte dei Marmi e insegna da anni all'Accademia di Carrara. Basta questo semplice particolare biografico per confermare la prima impressione di fronte alla scultura di Guidi, quella di un mestiere imparato con anni e anni di lavoro, quella di una congeniale capacità plastica, respirata in un ambiente adatto, nutrita da una naturale esperienza. Che cosa si desidererebbe di più in uno scultore di questa naturale disposizione e di questo maturato esercizio?" (Raffaele De Grada, presentazione della mostra alla Galleria "L'Indiano" di Firenze, 1963)

"Un giorno dello scorso inverno ho visto la prima delle tempere [...] che ora Ugo espone: bagnanti, donne sulla spiaggia, tutti soggetti marini. Ed è curioso come a Guidi scultore, e per di più scultore di forme essenziali, asciutto, grezzo quasi, sia riuscito rendere con il colore la tenerezza del mare. Ne risulta un contrasto interessante; figure a tutto tondo sprofondante in lievi acque". (Ernesto Treccani, Presentazione della mostra Ugo Guidi, dipinti di uno scultore di Forte dei Marmi, 1968)

"Quando si rivelò pittore moderno con le sue straziate tempere del Grido rimasi impressionata. Dove aveva preso quel segno libero e spezzato, quel colore d'angoscia? Certo dal suo soffrire. Perché fino a quel momento la vita di Ugo Guidi era stata dolce e senza scosse benché faticosa, fra due sponde sicure: il lavoro e la famiglia - sebbene il lavoro dell'artista non sia mai senza dramma". (Magda De Grada, Presentazione della mostra Ugo Guidi di Colle val d'Elsa, 1978)

"Tutte le sue sculture, rivelano, infatti, nella medesima attenzione e nella medesima cura, quasi artigianale, usata nell'elaborazione delle forme, uno stesso, identico amore per ogni opera creata, sia essa un monumentale cavallo e cavaliere, sia una belva, una figura umana o una mansueta pecora accovacciata" (Stefano Francolini, Presentazione della mostra Ugo Guidi di Colle val d'Elsa, 1978)

"Fu Guidi a confortarmi nell'idea che ognuno deve portare nella società il proprio contributo, senza forzature né ipocrisie, confidando sul valore del confronto dialettico, anche quando si debbano assumere atteggiamenti scomodi, difficili, impopolari. Quella che in me era anzitutto una convinzione ideologica, appariva in lui come una concreta e innata esigenza di schiettezza e di sincerità". (Pier Carlo Santini, Ugo Guidi: mostra retrospettiva, 1982)

"Ricordo ancora con struggimento l'incontro che ebbi con lui, insieme all'amico Pezzica, all'Architetto Salvatori di Pietrasanta, all'amico Vittorio Zani di Pontremoli e ad altri amici di Pietrasanta (tutti ex allievi della vecchia Accademia); incontro dal quale emerse la sua simpatia per il gruppo apuo-versiliese che si era formato; la sua gioia per la collaborazione che questo gruppi gli avrebbe fornito; il suo desiderio di dare all'Accademia quel lustro che le competeva per storia e tradizione, attraverso le innumerevoli iniziative che aveva in animo di realizzare: di restituire l'Accademia ai suoi cittadini; di valorizzare quelle persone che l'avevano onorata con la vita e con le opere. (Umberto Fregosi, Ugo Guidi: mostra retrospettiva, 1982)


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